Uno degli sketch più celebri di Eduardo De Filippo, trai più grandi autori del teatro italiano, è quello che lo vede affacciato al balcone mentre attende che il caffè contenuto all’interno la sua cuccumella, la “moka napoletana”, sia pronto. Nel frattempo racconta al vicino di balcone il piacere di prepararsi il proprio caffè (addirittura tostandosi da solo i chicchi di caffè): un momento di “poesia” che concede a chi lo mette in pratica “una certa serenità di spirito”.
E mentre decanta la felicità di un momento di pausa sorseggiando un ottimo caffè, racconta in maniera minuziosa e dettagliata il suo modo di preparare questo storico metodo di estrazione del caffè, un oggetto identitario della cultura partenopea e italiana: la cuccumella napoletana.
Napoli e il caffè
La storia del caffè a Napoli inizia nel 1700, quando comincia ed espandersi il commercio di caffè in Europa. Napoli, importante porto marittimo, diventa rapidamente un centro di importazione di caffè. In poco tempo nei vicoli della città iniziano a comparire le prime botteghe che iniziano a venderlo. Nasce proprio a Napoli la prima “bottega del caffè” italiana, dove i caffè sono venduti in chicchi tostati.
Inizialmente il caffè è un bene quasi di lusso ed effettivamente legato solo all’utilizzo che ne fanno i bar. Col tempo inizia ad aumentare la sua popolarità e gli artigiani napoletani cominciano a produrre le prime caffettiere di rame, le “cuccumelle” (un diminutivo di cuccuma, “vaso di rame o terracotta”): erano fatte a mano e caratterizzate dalla loro forma a goccia con un beccuccio e un manico di legno. Dalla fine del 1800 il materiale con cui sono prodotte diventa l’alluminio, che ne abbassa i costi di produzione, permettendo la diffusione del caffè anche in ambito casalingo e quotidiano.
La cuccumella napoletana: come si prepara
Il suo funzionamento è diverso da quello della Moka classica. Potremmo definirlo il “caffè filtro italiano”, in quanto non fa uso della pressione generata dal vapore per spingere l’acqua attraverso il caffè, bensì esclusivamente della forza di gravità.
Per iniziare la preparazione è necessario riempire il serbatoio (la parte senza beccuccio) con l’acqua; prendiamo il portafiltro e lo riempiamo con un caffè macinato con una granulometria più larga rispetto alla moka; avvitiamo il filtro e lo inseriamo all’interno della parte superiore della macchina (quella col beccuccio). Successivamente, agganciamo le due parti e mettiamo sul fuoco.
Una volta raggiunta la temperatura di ebollizione, dal piccolo foro del serbatoio inizierà ad uscire vapore. Questo significa che è giunto il momento di spegnere il fuoco e capovolgere la caffettiera. L’estrazione è iniziata. Se preferite un caffè meno amaro, potreste far iniziare l’estrazione spegnendo il fuoco, qualche secondo prima dell’ebollizione. Meglio ancora sarebbe riempire il serbatoio con acqua già a 92°-96° o mettere solo la parte del serbatoio sulla fiamma, per limitare il contatto del caffè macinato con le alte temperature che potrebbero bruciarlo.
Il rito del caffè napoletano si conclude versando il caffè nella tazzina napoletana, unica e inconfondibile: bassa, svasata, larga, spessa, spessissima, per gustare al meglio questo caffè.
Quale caffè scegliere per la cuccumella napoletana?
Noi di Caffelab abbiamo realizzato una miscela ideale per chi vuole provare questo metodo di estrazione “made in Italy”. Una miscela classica, dal gusto intenso, cremoso e corposo. L’italianità fatta caffè per un’esperienza inconfondibile.
Questa Miscela di Caffè Napoletano è nata proprio per diventare il pezzo forte di questa cerimonia partenopea del caffè, con un aroma intenso, un corpo “sciropposo” e un gusto deciso e persistente.